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"Via della Rivoluzione" rivela il volto oscuro dell'Iran post-rivoluzione nel suo passaggio storico forse più difficile e tormentato in cui corruzione, violenza e repressione pervadono le strade di Teheran. Fatah è il proprietario di una clinica dove si effettuano interventi per eliminare le tracce di rapporti sessuali prematrimoniali, al fine di soddisfare il tradizionale senso dell'onore presente nella società iraniana e tuttora elemento di forte contraddizione. Dopo aver svolto l'ennesimo intervento di imenoplastica per salvare la rispettabilità di una sua giovane e affascinante paziente, la vita di Fatah subisce uno sconvolgimento improvviso da cui scaturisce la ricerca ostinata di un amore perduto. Shahrzad vorrebbe sposarsi con un uomo impiegato presso il carcere di Teheran, dove sono rinchiusi perlopiù prigionieri politici. Mostafa, pur desiderando l'amore, trascorre la sua quotidianità e gli anni migliori della sua gioventù dentro le mura di questa prigione compiendo torture indicibili. Le loro esistenze si incrociano legandosi in un unico e inesorabile destino che sovrasta ogni personaggio di quella che può definirsi un'opera corale. In queste pagine coraggiose e intense, la città di Teheran è parte integrante e vivida della narrazione, in cui i temi della vita quotidiana e della sopravvivenza sono centrali mentre sullo sfondo scorre la storia del Paese e l'interazione tra religione, Stato e processo di modernizzazione. Attraverso una prosa essenziale e al tempo stesso densa, che coinvolge e appassiona, Cheheltan racconta un mondo che oggi appare remoto, come se fosse stato inghiottito dall'inevitabile corso della storia che ciclicamente genera delle crepe. Al di là della frattura il passato spunta inverosimile, malgrado esistano alcuni inequivocabili punti di contatto con il presente che riguardano soprattutto la condizione femminile.